La storia dell’antica diocesi di Truentum, dal Vescovo Vitale (anno 483) a oggi con il Vescovo Ambarus
Aveva il titolo della nota
città romana “Truentum”, sita
nei pressi dell’odierna Martinsicuro (TE) , cittadina abruzzese. Truentum era
dal III secolo una colonia romana, insediata alla foce del Tronto. Con i secoli
si era persa l’esatta ubicazione, i sambenedettesi la collocavano presso San
Benedetto del Tronto, ma un sacerdote appassionato di archeologia, Don Vincenzo
Galiè già nel 1984, avvalendosi di studi d’archivio e topografia antichistica,
a sorpresa la collocò presso la località “Case Feriozzi” di Martinsicuro,
attirandosi lo scherno di molti studiosi che propendevano per la collocazione
sambenedettese. Durante gli scavi per un gasdotto, nel 1992 riemersero antiche
vestigia con paramenti murari e addirittura una epigrafe con la scritta
“Truentinum” proprio presso “Case Feriozzi”, cosicchè la tesi del Galiè, ora
scomparso, ebbe successo e conferma di veridicità.
Quelli che riemersero durante
gli scavi della soprintendenza furono i magazzini
del porto di Truentum, mentre l’assetto urbano con ogni probabilità
doveva sorgere nei pressi della cosiddetta “Torre di Carlo V”, più a monte. La
città fu gradualmente abbandonata a partire dal VI secolo d.C. Ed eccoci al
dunque, fu sede vescovile in epoca paleocristiana fino al V secolo, quando il
suo Vescovo Vitale fu..stiamo bene attenti – scomunicato da papa Felice III !
A Truentum si
insediarono i Longobardi dopo il 580. In seguito e ovviamente gradualmente, la
popolazione si spostò in un luogo più sicuro, come Colonnella. Ma torniamo al
mistero del Vescovo Vitale poi scomunicato. Nel
483 d.C. fu inviato come ambasciatore con un altro vescovo a
Costantinopoli ( l’odierna Istambul in Turchia) da papa Felice III . Motivo
politico di questa operazione era di risolvere l’occupazione illegale del patriarcato
d’Alessandria, che era un avamposto della chiesa cristiana in Egitto, da parte
di un auto-insediato patriarca-papa, ossia Pietro III, detto anche Pietro
Mongo, una sorta di “antipapa” per noi cristiani cattolici.
Pare che il vescovo Vitale e il
suo confratello Miseno anziché risolvere la questione, strinsero rapporti con
l’antipapa. Giunta notizia alle orecchie del papa romano Felice III, al loro
ritorno in patria, nel 495, i due vescovi “ribelli” vennero scomunicati, anche
ovviamente deposti dalle loro rispettive sedi vescovili. Sappiamo che dopo 10
anni dalla scomunica, nel 495, l’ex vescovo di Truentum Vitale era morto. Nel
frattempo un nuovo papa ufficiale, Gelasio I , istituì un Concilio, al quale
partecipò il vescovo Miseno, che era nel frattempo stato riabilitato e
reintegrato in Santa Romana Chiesa.
Dalla scomunica dell’ex vescovo Vitale non si hanno
più notizie della diocesi di Truentum, se non molti molti secoli dopo, nel
1966, quando pur soppressa territorialmente, viene recuperato il titolo e il 20
marzo del 2021 ne viene addirittura nominato vescovo
Benoni Ambarus (Somusca, Romania,1974) che in realtà esercita il
suo ministero come vescovo ausiliare di Roma pur essendo appunto nominalmente
titolato come “ Vescovo di Tronto”. Secondo lo storico Don Vincenzo Catani, l’antica diocesi
di Tronto aveva certamente almeno quattro Pievi, cioè battisteri o fonti
battesimali dove venivano battezzati i catecumeni, cioè gli adulti convertiti
al cristianesimo: San Donato a
Monteprandone, la Pieve di San
Cipriano (oggi riassorbita nell’omonima parrocchia di
Colonnella), la Pieve in Albula a San
Benedetto Martire presso San Benedetto del Tronto, infine la
Pieve adiacente a “La Civita”, cioè San
Basso presso Cupra Marittima. A questo punto rivolgiamo una domanda
a chi ne sa più di noi: nell’antica chiesa di San Martino al Tesino, ex abbazia
benedettina (?) risalente al IX-X secolo, vi è un fonte battesimale ad
immersione..Purtroppo pur nominando “Pieve” la chiesa in questione lo storico
Giuseppe Speranza, che scrive sul cadere dell’800, non rivelò mai dove avrebbe
attinto alla notizia, ossia in quale documento, che peraltro molti studiosi
hanno cercato, da Tersilio Leggio, massimo esperto vivente del monachesimo
occidentale , a Vincenzo Galiè, a tanti altri, purtroppo senza fortuna.
Sappiamo però che con l’incastellamento, troviamo a Grottammare la Pieve di San Giovanni Battista. Secondo Don
Galiè la Pieve primitiva era a San Martino, originariamente intitolata a
San Giovanni, poi traslata a San Giovanni Battista al paese alto di
Grottammare. La dedicazione sostitutiva a San Martino sarebbe avvenuta dopo il
568, ossia dopo l’arrivo dei Longobardi. Dunque ci chiediamo ancora una
volta: anche quest’ultima Pieve di San Giovanni Battista apparteneva alla
diocesi di Tronto? Oppure è successiva?
I tempi che stiamo cercando di
ricostruire sono così lontani e confusi che di certo non è semplice ricomporre
le tessere del puzzle, ma qualcuno di essi è stato intanto collocato.
Certamente l’attuale nostra diocesi di San Benedetto del
Tronto-Ripatransone-Montalto in un certo qual modo ha riassorbito la scomparsa
diocesi di Tronto o Truentum, infatti
per definire la nostra diocesi spesso si dice : “La Diocesi Truentina”.
Una ultima curiosità : il nome
Truentum com’è intuibile deriverebbe dal fiume Tronto, in antico “Droentinum”,
uno dei principali fiumi della Regione Picena, secondo altri detto :
“Triuntum”. L’etimologia o meglio: l’ “idronimo” deriverebbe da “Corrente
impetuosa”, da “truo-as-truans-antis” : correre, dal sanscrito /greco: correre,
versare e da “dromos” (greco): corsa. Il nome originario sarebbe stato
“Duranti” o “Druentia”, in altre parole l’idronimo Tronto significherebbe :
corrente impetuosa, travolgente. In effetti in dialetto si dice : “ Trunde”,
molto simile musicalmente a : ”Druentia”.
Quanto alla città di Truentum, pare
fondata dai Liburni, un antico popolo italico marittimo proveniente
dall’Adriatico settentrionale, forse provenienti dalla Dalmazia, occupanti le
marche pesaresi fino all’Abruzzo.
Foto Pasquale Tucci
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