Grottammare : Le origini e la tradizione della Fiera di San Martino

 

Di Susanna Faviani


La storia della fiera di San Martino a Grottammare ha origini davvero antiche: in considerazione che San Martino, Vescovo di Tours è un Santo del IV secolo.

 Spesso viene considerato francese, ma in realtà Martino era ungherese, della Pannonia, solo che esercitò il suo ministero in Francia. Tra le curiosità, viene considerato uno dei primi e pochi Santi “Non–martiri”.

Noi celebriamo, come per tutti i Santi la “Nascita al Cielo”, cioè il giorno del funerale terreno, avvenuto l’11 novembre del 397. La sua morte, in realtà, cadde l’8 dello stesso mese. Visse 81 anni, un bel record per la sua epoca. Non molti sanno che il suo più intimo desiderio era di diventare monaco, cosa che non gli riuscì, a causa della nomina a Vescovo e agli impegni diocesani in Gallia, cioè in Francia, a Tours.

E’ considerato protettore dei militari, osti, bottai, perfino patrono delle Guardie Svizzere! Ma anche dell’Arma di fanteria e dell’esercito. La sua “protezione” si estende ai poveri, da Martino tanto amati, infatti ai mendicanti e pure ai cavalieri. Un’altra curiosità è che Martino è venerato da tre Chiese : Quella cattolica, Ortodossa e Copta e che esistono ben 900 chiese a Lui dedicate. Il riferimento al militarismo si ha in quanto prima di essere Vescovo, fu appunto un militare ed ancora oggi come un soldato viene raffigurato, spesso a cavallo, mentre con la spada taglia a metà il mantello per offrirlo al povero infreddolito. 

Dal miracolo di quell’estate improvvisata nel cuore del freddo inverno, nasce la tradizione dell’ “Estate di San Martino”, successivamente alla scoperta che quel poverello in sogno, si trasformò in Gesù Cristo.

Il ministero di Martino si traduce in amore per gli ultimi, per i derelitti, gli abbandonati. Ce ne parla il suo biografo principale, discepolo e contemporaneo, Sulpicio Severo, mettendo in evidenza il coraggio di Martino e soprattutto la sua infinita misericordia, seconda solo alla profondissima fede in Gesù Cristo.

La diffusione del suo culto si deve soprattutto ai Longobardi, che nel 568 invasero l’Italia, anche se l’avevano già visitata molto prima, seppur “ a macchia di leopardo” e senza ufficialità.

L’immagine di un santo militare, a cavallo, ben si sposava con i neo-convertiti al cristianesimo longobardi, che in questo modo potevano unire la “nuova” fede in Gesù cristo, l’amore per i poveri  e la loro natura di popolo militare e agguerrito. La fiera si teneva sul sagrato della Chiesa di San Martino e già questo ci evoca la sua antichità, infatti a San Martino, cioè nella zona sud di Grottammare, vanno evidenziate le origini del primitivo centro abitato. 

 Il fulcro era proprio la chiesina di San Martino, un tempo monastero con annesso mulino e terreni agricoli, da qui si espanse il villaggio e successivamente, con l’incastellamento, si spostò per motivi di assedi e sicurezza, sul vicino colle dove ora insiste il vecchio borgo o paese alto di Grottammare.

Dicevamo che un tempo la fiera di San Martino era boaria e vinearia, ossia di “cambio” del bestiame e rinnovo delle stalle prima del lungo inverno, come di apertura delle botti di vino. Nell’occasione anche le donne uscivano da casa e vendevano su carretti improvvisati o ceste ciò che c’era in più nell’orto: melette, cardi, agrumi, uova, le ultime verdure autunnali. Scendevano dai paesi vicini , soprattutto da Ripatransone, Carassai, Cossignano, Marano oggi Cupra, Pedaso, San Benedetto ma anche Acquasanta, Ascoli e molti paesi dell’ascolano e del fermano i contadini e montanari che vendevano il vino novello, castagne, fagioli secchi, ceci, miele, salato, formaggi, insomma si approfittava in quell’occasione per fare proviste per l’inverno.


Negli anni la fiera verrà spostata sulla spiaggia ma in marina visto che c’erano i buoi, poi successivamente, con l’avvento della modernità e dei trattori, ovviamente si optò di spostarla dove c’era la maggior parte delle persone, sempre “la marina”, la parte popolosa e bassa di Grottammare, ma non più in spiaggia.

Una volta quando arrivava l’inverno si facevano le provviste, in quanto non esistendo il sistema di refrigerazione, tutto doveva essere essiccato o salato per potersi conservare. Le mele, una volta, nelle case antiche, venivano collocate in soffitta areata, sopra lenzuola stese a terra e coperte di paglia e duravano, senza marcire, molto bene se non un poco raggrinzite, fino alla successiva primavera.

Le donne durante l’estate avevano preparato le conserve, pomodori pelati, verdure sott’olio e a loro, alle “vergare” di casa era attribuita la “conservazione alimentare” di tutta la famiglia, che aveva tante bocche e doveva debitamente essere sfamata. 



Così è nata la tradizione della fiera di San Martino a Grottammare. 




Nasce dalla fede per un Santo amante dei poveri e degli ultimi, racconta le origini del paese, ci narra i longobardi, i buoi e.. finisce in una bella padella di castagne arrostite con un bicchiere di vino cotto, con le giornate che si fanno sempre più fredde e pungenti con gli occhi che attendono fiduciosi l’arrivo della primavera. 






 

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