Kukan: l’uccello-divinità dei Liburni

Di Raffaele Merlini



Kukan: l’uccello-divinità dei Liburni

Il nome l’ho imparato più di trent’anni fa, in un viaggio verso Spalato. Io e Gabriele Cavezzi, appoggiati al parapetto del traghetto, a parlare per ore del mare che unisce e delle genti che da quel mare sono nate. Fu lui a raccontarmi la storia del kukan, il grande uccello guida dei Liburni, il nostro cucale sambenedettese, il cocal veneto.

Un nome antichissimo, che affonda nelle radici illiriche della costa dalmata: kúkan, il gabbiano.
Non un semplice volatile: per i Liburni era una guida, uno spirito del mare, un presagio e un compagno di rotta. 


Calco della scena della Colonna Traiana rappresentante la partenza dell'esercito romano per la Seconda Guerra Dacica, con l'imperatore Traiano su una nave che parla ai soldati. La scena è ambientata al porto di Ancona, riconoscibile dall'Arco di Traiano sul molo voluto dall'imperatore (ancora presenti), dal colle Guasco con strada a tornanti e il tempio di Venere sulla sommità (le fondazioni sono visibili nella zona archeologica sotto al duomo attuale), dalle strutture portuali ad archi (zona archeologica del porto romano), dal colonnato del foro (ritrovato nei pressi del Museo Archeologico Nazionale), dal Tempio di Diomede battuto dalle onde (di cui è nota l'esistenza da fonti antiche)

I Liburni e le Liburne: i padroni dell’Adriatico

I Liburni erano una popolazione dell’Illiria, tra Istria e Dalmazia. Navigatori formidabili, inventarono le liburne, imbarcazioni così leggere e veloci che i Romani — dopo averle affrontate — le copiarono, le perfezionarono e le trasformarono nelle navi da guerra con cui costruirono il dominio sul Mediterraneo.

Tanto che, con il tempo, liburna divenne un nome generico per indicare diverse tipologie di navi romane veloci.


Una tavoletta di pietra ( Stele di Novilara ) scoperta nei pressi dell'antica Pisaurum (oggi Pesaro ) raffigura una liburna nel mezzo di una battaglia navale. Risalente al V o VI secolo a.C., l'immagine probabilmente ritrae uno scontro immaginario tra le flotte liburnica e picena . La liburna è raffigurata come un vascello leggero con una sola fila di remi, un albero, una vela e una prua curva verso l'esterno. Sotto la prua, era installato un rostro per colpire le navi nemiche sotto la linea di galleggiamento


La tradizione antica — riportata da varie fonti orali sulla costa dalmata e ricordata anche da Cavezzi — narra che i Liburni, in cerca di nuove terre, seguirono le rotte dei kukan, gli stormi di gabbiani che annunciavano coste fertili.
Fu così che raggiunsero l’Adriatico occidentale e approdarono alla foce del Tronto, territorio che i Romani avrebbero chiamato Castrum Truentinum, l’attuale Martinsicuro.

Il gabbiano come bussola del destino.

ICONOGRAFIA – DOVE VEDERE LE LIBURNE
1. Opera di Mario Lupo – San Benedetto del Tronto (1986)

Foto 1 – L’opera, ispirata al Gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach, inaugurata il 25 maggio 1986, è da sempre un simbolo del nostro rapporto col mare.
Un cerchio, un volo, un gabbiano: il filo che unisce il presente ai kukan dei Liburni. 👇



2. Colonna Traiana – Scena della partenza per la II Guerra Dacica 👇


Foto 2 – Questo calco raffigura l’imbarco dell’esercito romano.
La scena è ambientata nel porto di Ancona, riconoscibile da tre elementi certissimi per la storiografia archeologica:

Arco di Traiano, ancora oggi sul molo antico

Colle Guasco, con il tempio (poi la cattedrale)

Strutture portuali ad arcate, visibili negli scavi del porto romano

Le navi raffigurate sono imbarcazioni militari a remi, derivate dalle liburne liburniche.

Fonti archeologiche e storiografiche vi riconoscono un’evoluzione diretta dei modelli balcanici.

3. Stele di Novilara (Pesaro), V–VI secolo a.C.


Foto 3 – Una delle testimonianze iconografiche più impressionanti dell’Adriatico protostorico.

Raffigura una liburna picena o liburnica durante un combattimento navale.
Gli elementi più caratteristici:

una sola fila di remi

vela quadra

prua allungata e ricurva verso l’esterno

il rostro sotto la linea di galleggiamento, arma micidiale

i rematori in fila, senza coperta, come sulle navi leggere da assalto

Secondo vari studiosi, la scena potrebbe rappresentare uno scontro immaginato fra navi picene e liburniche.
Un documento unico, perché mostra la continuità tecnica fra le navi dell’Adriatico orientale e quelle dell’Adriatico occidentale.

4. La Liburna ricostruita – Parco Liburna, Fiumicino

Foto 4 – Il prossimo 8 dicembre il Parco Liburna ospiterà una giornata speciale con mostra fotografica ed esibizioni dei:

Faber Navalis (maestri d’ascia)

Classiari (marinai della flotta romana)

Pretores e rievocatori dell’età imperiale

Per vedere dal vivo una liburna ricostruita a grandezza quasi originale.

Link utili:


Una storia che ci riguarda ancora

Il nostro cucale, che in sambenedettese oggi nomina semplicemente il gabbiano, è l’erede di quel kukan che guidò popoli, rotte, destini.
Il Mediterraneo è sempre stato una pagina mobile — fatta di migrazioni, tecniche, leggende, parole che cambiano sponda ma non perdono senso.

Oggi lo vediamo volare sopra il molo sud, sopra l’opera di Lupo, come un’eco di quell’antica divinità marina che conduceva i Liburni verso nuove terre.

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Ma dunque come era fatta una nave Liburna? Dove si può vedere? 

Ecco il progetto che ne prevede la ricostruzione :

Si tratta del Parco Liburna di Roma, che non è un parco nel senso tradizionale, ma si riferisce al progetto di ricostruzione di una nave da guerra Romana, appunto la liburna, iniziata a Fiumicino. 
Questo progetto è avviato dalla famiglia Carmosini e poi ripreso dall'Associazione Saifo, mira a ricreare fedelmente una liburra del primo secolo dopo Cristo basandosi su studi, ritrovamenti, ma soprattutto sul bassorilievo della Colonna Traiana di cui si parla nell'articolo. 

Vi proponiamo di seguito la locandina dell'evento del 2024, che fu  organizzato a Roma Fiumicino, relativamente alla ricostruzione di questa Liburna. 👇


Contributi fotografici: Raffaele Merlini 


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