La donna sambenedettese con l’orecchino a cerchio e il professore: amicizia o un amore di più di un secolo fa?
Di Raffaele Merlini
👆 1893. Baronessina AURELIA CORNACCHIA - Ritratto di donna con orecchino a cerchio di Andrea Tavernier.
Due ritratti femminili del 1893, eseguiti da Andrea Tavernier, e una cartolina postale manoscritta del 30 giugno 1908, conservata dalla famiglia Cornacchia.
Sono questi tre indizi – due pastelli e un piccolo documento affettivo – che permettono di intravedere un frammento privato della San Benedetto di fine Ottocento: una storia minima, ma illuminante sul clima sociale e culturale dell’epoca.
Il soggiorno di Tavernier in casa Volpi-Cornacchia.
1893. Ritratto di donna con gemma all'orecchio. FILOMENA VOLPI CORNACCHIA ( La mamma della Baronessina del ritratto sopra) 👇
Una recensione di Cesare Caselli, riportata da Mario Bucci in "Il Novecento a San Benedetto del Tronto" (1998), ricorda come, sul finire dell’Ottocento, San Benedetto del Tronto abbia ospitato uno dei maggiori paesaggisti piemontesi: Andrea Tavernier (Torino 1858 – Grottaferrata 1932).
Tavernier, formatosi all’Accademia Albertina presso maestri come Andrea Gastaldi e Gilardi, aveva esordito nel 1884 alla Promotrice di Torino con paesaggi di forte intensità luminosa.
Treccani /Dizionario d’Arte Sartori
Dopo un periodo romano si spostò lungo la costa adriatica alla ricerca di nuovi soggetti: le biografie sintetiche ricordano esplicitamente suoi soggiorni sull’Adriatico, perfettamente compatibili con una permanenza sambenedettese nei primi anni Novanta dell’Ottocento. / Treccani
Per qualche tempo egli fu ospite della nobile famiglia Volpi-Cornacchia, in una casa dove la raffinatezza domestica si univa alla luce limpida della costa picena. È in questo contesto che avvia quel mutamento di tono e di sensibilità che lo porterà a risultati di straordinaria bellezza.
I due ritratti del 1893: Aurelia e Filomena
I due ritratti a pastello, oggi di proprietà degli eredi Cornacchia, recano entrambi la data 1893 e rappresentano madre e figlia:
Ritratto di Aurelia Cornacchia – la giovane baronessina, di profilo, con il caratteristico orecchino a cerchio;
Ritratto di Filomena Volpi Cornacchia – la madre, colta in una posa più grave e pensosa.
Caselli sottolinea come questi pastelli, insieme ad altre opere coeve, rivelino “il senso gestuale” della pittura di Tavernier e una tavolozza carica di riflessi dorati che sfiora il liberty. Nel ritratto di Filomena Volpi Cornacchia lo sguardo, appena velato di malinconia, diventa il vero centro emotivo dell’opera.
Nel Ritratto di Aurelia, invece, la luce si posa su un volto giovane, attraversato da contrasti più morbidi: carnagione chiara, trasparenze rosate, la bocca che accenna a un sorriso trattenuto. Lo sguardo, intenso ma non inquieto, sembra rivolgersi al futuro con cauta fiducia. Il grande orecchino circolare, essenziale e privo di ornamenti superflui, diventa quasi un segno distintivo della sua identità.
Questi esiti, letti alla luce della carriera di Tavernier, si inseriscono perfettamente nella sua fase di passaggio: ancora saldamente ancorato al naturalismo piemontese, ma già attento alle vibrazioni luminose e ai valori psicologici del volto, in linea con le tendenze simboliste che affronterà nel primo Novecento.
Aurelia Cornacchia nella vita cittadina
La figura di Aurelia Cornacchia non è un’invenzione letteraria: appare nelle fonti locali come giovane nobildonna coinvolta nelle cerimonie pubbliche.
Il manoscritto Mascarini la ricorda infatti come madrina d’onore della fontana inaugurata il 20 marzo 1898, alimentata dalla nuova sorgente della contrada Granariolo in sostituzione di quella della valle del Forno, episodio rievocato da Giuseppe Merlini nel suo articolo sull’acquedotto di fine Ottocento (2012).
Il padre, barone Emidio Cornacchia, è citato da Giovanni Guidotti fra gli assessori della giunta municipale eletta nel giugno 1895, a conferma del ruolo politico e sociale della famiglia nel contesto sambenedettese di fine secolo.
In breve: Aurelia è una giovane baronessina perfettamente inserita nell’élite cittadina, tra impegni civili, cerimonie religiose e una fitta rete di relazioni con professionisti, docenti, tecnici, amministratori.
Il professore bolognese e la cartolina del 1908
Quindici anni dopo i ritratti di Tavernier, un altro documento introduce un nuovo protagonista: un professore bolognese, L. (forse Lucio) Pellegrini.
Si tratta di una cartolina postale in formato fotografico, non viaggiata. Sul recto, un ritratto in studio: un giovane uomo di statura slanciata, con cappello bowler, papillon, guanti e abito a righe secondo la moda borghese dell’epoca. L’atteggiamento è composto, quasi distaccato, come si addice al ritratto professionale di un uomo di buona posizione.
Sul verso, la dedica autografa:
Alla gentile Signorina Aurelia Cornacchia
come perenne ricordo e immutabile amicizia fraterna
(L. Pellegrini – San Benedetto del Tronto, 30 giugno 1908)
Il fatto stesso che Pellegrini commissioni un ritratto fotografico professionale da trasformare in cartolina, per poi destinarlo esclusivamente ad Aurelia, indica un gesto affettivo non banale.
Non è la cartolina illustrata comprata in tabaccheria, ma un oggetto “su misura”, relativamente costoso per l’epoca, pensato come ricordo personale.
Amicizia, affetto, amore? Cosa possiamo davvero dire?
Qui è fondamentale distinguere nettamente tra dati documentati e ipotesi.
Ciò che è certo
Tavernier soggiorna sulla costa adriatica nell’ultimo decennio dell’Ottocento; le fonti locali collocano uno di questi soggiorni proprio a San Benedetto, ospite dei Volpi-Cornacchia.
Nel 1893 egli ritrae a pastello Aurelia e Filomena Volpi Cornacchia, come attestano firma e data sui dipinti e la tradizione di famiglia.
Nel 1908 il professore L. Pellegrini dedica ad Aurelia una cartolina con il proprio ritratto fotografico, con una formula affettuosa ma controllata: “immutabile amicizia fraterna”.
Ciò che è solo ipotizzabile
che tra Aurelia e Pellegrini vi sia stata una simpatia più intensa della semplice conoscenza;
che la formula “amicizia fraterna” sia, come spesso accadeva, una schermatura pudica di un affetto più complesso;
che la conoscenza sia nata negli ambienti colti frequentati dai Cornacchia (scuole, amministrazione comunale, cerchie borghesi legate ai lavori pubblici).
Tutte ipotesi plausibili, ma non documentate: la prudenza dello storico impone di presentarle come tali.
Una piccola storia dentro la grande storia
Alla fine, ciò che possiamo raccontare con sicurezza è questo:
un grande pittore piemontese, Andrea Tavernier, nel pieno del suo sviluppo artistico, approda sulla riviera adriatica e lascia a San Benedetto due ritratti straordinari;
una giovane nobildonna sambenedettese, Aurelia Cornacchia, cresce tra ruoli pubblici e relazioni colte, diventando, suo malgrado, protagonista di un delicato gioco di sguardi: quello fissato per sempre nei pastelli di Tavernier e quello, più discreto, di un professore bolognese che le dedica una cartolina nel 1908.
Se sia stata solo amicizia, un’infatuazione giovanile o un amore non consumato, le carte non lo dicono.
Ma proprio questo silenzio – colmato solo da un orecchino a cerchio, da uno sguardo laterale e da poche righe vergate a penna – rende questa vicenda un piccolo, prezioso frammento della memoria sambenedettese di fine secolo.
Breve bibliografia essenziale
Su Andrea Tavernier :
Anna Maria Brizio, “Tavernier, Andrea”, in Enciclopedia Italiana, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1937. /Treccani
Tavernier Andrea, in Dizionario d’arte Sartori, voce online aggiornata /Dizionario d’Arte Sartori
Andrea Tavernier, voce biografica in Wikipedia (it/en), con rimandi alla produzione paesistica e ai soggiorni lungo la costa adriatica
Su San Benedetto del Tronto e la famiglia Cornacchia :
Mario Bucci (a cura di), Il Novecento a San Benedetto del Tronto. De Carolis, Chatelain, Marchegiani. Vele, barche, uomini della civiltà marinara tra pittori e fotografi d’epoca, Comune di San Benedetto del Tronto, 1998.
Giovanni Guidotti, Da San Benedetto in Albula a San Benedetto del Tronto, vol. II, Comune di San Benedetto del Tronto, s.d. (per le notizie sul barone Emidio Cornacchia e la vita amministrativa cittadina).
Giuseppe Merlini, “L’acquedotto, grande opera di fine ’800”, 2012 (per il riferimento all'acquedotto del Granaro/Granariolo e alla madrina Aurelia Cornacchia della fontana di Piazza dell'Ancoraggio).



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