Che cosa mangiavano i Piceni ?
Di Susanna Faviani
I Piceni, i nostri antichi progenitori, si nutrivano principalmente di cereali, legumi, carne di pecora e bovini, frutta e verdura, anche cacciagione. Le olive, famose nel territorio già ai tempi, erano molto apprezzate. Usavano piatti di legno o di coccio e trasportavano cibi e liquidi in vasi di terracotta. Come condimento veniva usato l’olio di oliva.
Il nostro territorio, il Piceno, era molto fertile, con abbondante
produzione
di grano, tanto che in più occasioni,
nel V e nel III sec. a.C., varie città Etrusche e Picene vennero in soccorso a
Roma con rifornimenti di questo cereale.
Fondamentale per queste info è il XVIII libro della “Naturalis historia” di Plinio, dedicato proprio ai cereali.
Anche la documentazione archeologica è illuminante: non
solo ci offre indicazioni sui metodi di coltivazione, grazie agli strumenti da
lavoro agricoli rinvenuti nelle tombe e negli abitati, come : aratri, zappe, rastrelli, badili e
quant’altro di metallico, ma anche i pochi resti alimentari possono essere
analizzati con le moderne tecnologie.
A ciò si aggiunge il ritrovamento di numerosi resti vegetali e faunistici - oggi ri-scoperti sempre grazie alle nuove tecniche
di analisi in laboratorio.
La dieta si basava principalmente sul consumo di carboidrati (cereali di varie specie) e proteine
vegetali (legumi).
Le specie di grano più diffuse erano quelle cosiddette: “vestite”, in
particolare il farro (Triticum dicoccum), che, come anche il triticum monococcum
(farricello)
ed il triticum spelta, era particolarmente adatto alla coltivazione in
terreni
umidi anche con ristagno d’acqua e in terreni poco dissodati.
L’orzo era invece più adatto a terreni più asciutti e morbidi.
Con questi cereali i popoli italici preparavano zuppe, polenta ( la "puls") e "pappe", cuocendo e prestando i cereali bollendoli in acqua o latte. Con il farro preparavano focacce cotte su un testo. Molto interessante è la descrizione del "panis picentinus" cioè il "Pane Piceno" fornitaci da Plinio (NH XVIII.27, 106 ss.), una sorta di pane dolce, dove la farina di alica (spelta) veniva impastata con succo di uva passa, resa a sfoglia e poi cotta «in forno dentro vasi che si rompono al fuoco». Plinio sottolineava come questo pane potesse essere
mangiato solo inzuppato, generalmente in latte e miele.
Altra curiosità: per renderli più digeribili, solitamente cereali e legumi
erano consumati dopo un moderato processo di torrefazione.
Numerosissimi sono ormai i siti che hanno restituito resti paleobotanici
riferibili al consumo di cereali e legumi: di Triticum dicoccum e/o Triticum
spelta, orzo e di legumi (fave, lenticchie e ceci), cui si aggiunge quello dei
prodotti derivati dalla coltivazione della
vite
e dell’ulivo. A partire già dal IX sec. a.C. è attestata una grande
quantità di farro e di orzo (hordeum volgare) e leguminose (vicia faba,
pisum sativum).
L’ostentazione della capacità economica del defunto era il suo status
symbol.
Il discorso vale anche per il Piceno, dove nei corredi di maggior prestigio il
grande contenitore di provviste, cibo , vino o olio (olla o dolio) è appunto
generalmente disposto ai piedi. A volta il quantitativo di cibo per il defunto era
così abbondante da bastare per un anno intero per due persone, alle volte
invece poteva bastare per una settimana o un mese, a seconda della ricchezza
del nucleo familiare del defunto.
La lavorazione funzionava così: I cereali venivano macinati con macine in pietra, poi pestati in mortai per togliere l'involucro, infine ammollati in acqua che veniva frequentemente cambiata, in conclusione cotti e spesso spappolati assieme a legumi. A volte questa "pappa" veniva impastata per fare grezzi pani da cuocere a volte anche in forni id terracotta portatili. Molti fornetti in terracotta sono stati rinvenuti nelle tombe picene più ricche , soprattutto
nelle fasi Piceno IVB e Piceno V, cioè sostanzialmente dalla fine del VI a
tutto il V sec. a.C. In epoca preromana la cottura avveniva per lo più su supporti mobili,
ovvero fornelli in terracotta. Le cucine "fisse" apparteneva solo al mondo aristocratico.
I contributi didascalici fotografici stati forniti da IA a cui sono stati dati parametri, per rendere maggiormente comprensibile il testo.
Bibliografia :
ALESSANDRA COEN ( Università degli Studi di Urbino Carlo Bo)
“IL CONSUMO DEL FARRO E DEI CEREALI IN AMBIENTE
ETRUSCO-ITALICO E NEL PICENO IN ETÀ PREROMANA” (2021)
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