Questa volta la nostra Archeologa, Dott.ssa Danila Monteleone ci parla non di archeologia ma di una.. disciplina sportiva, che lei stessa pratica, che ha una finalità educativa e potrebbe essere un ottimo supporto per molti ragazzi e giovani !
Judo: cadere, rialzarsi, crescere
Di Danila Monteleone
Il judo, spesso identificato semplicemente come uno sport da combattimento o un’arte marziale giapponese, è in realtà molto di più: è un percorso formativo che accompagna chi lo pratica nella crescita fisica, mentale e morale. Nato in Giappone alla fine del XIX secolo, il judo è oggi diffuso in tutto il mondo ed è riconosciuto come uno dei più completi strumenti educativi per bambini, adolescenti e adulti.
La sua nascita si deve al professor Jigorō Kanō, che fin da giovane si dedicò allo studio del jujutsu, l’antica arte marziale praticata dai samurai. In un’epoca in cui esistevano numerose scuole di jujutsu, Kanō ne approfondì i principi, eliminando le tecniche più pericolose e selezionando quelle più efficaci e sicure. L’obiettivo era creare un metodo che permettesse di allenarsi senza farsi male, ma anche capace di sviluppare armoniosamente corpo e spirito. Fu così che nel 1882 nacque il Judo Kodokan di Tokio.
Il nome judo significa “via della cedevolezza” o “via della gentilezza”, e si fonda sull’idea di usare la forza dell’avversario a proprio vantaggio, piuttosto che opporvisi frontalmente. I due
principi fondamentali del judo, formulati dallo stesso Kanō,
racchiudono la sua visione:
Seiryoku zen'yō – Massimo rendimento con il minimo
sforzo
Jita kyōei – Prosperità e beneficio reciproco
Al di là delle spettacolari proiezioni e degli scontri visti nelle competizioni olimpiche, il judo è innanzitutto una disciplina educativa. Allenarsi sul tatami significa imparare a cadere e rialzarsi, a controllare il proprio corpo, a gestire le emozioni e a relazionarsi con gli altri in modo costruttivo.
Questo è particolarmente importante per i più giovani: il judo insegna il rispetto, la disciplina, la pazienza, la cura del proprio corpo e dello spazio circostante, rafforzando anche l’autostima e la fiducia in sé stessi.
Ogni tecnica, ogni esercizio, ogni incontro rappresenta un’occasione di crescita personale. Non è un caso che in Giappone il judo venga insegnato anche nelle scuole, come parte dell’educazione fisica e civica. Il suo valore formativo è riconosciuto da pedagogisti, educatori e psicologi in tutto il mondo.
Una delle caratteristiche più affascinanti del judo è la sua capacità di sviluppare corpo e mente in modo integrato. Dal punto di vista fisico, migliora equilibrio, coordinazione, forza e resistenza.
Dal punto di vista mentale, favorisce il controllo delle emozioni, la gestione della fatica, il rispetto delle regole e dell’altro. La vera crescita, nel judo, non si misura con le vittorie, ma con il progresso
individuale.
Un aspetto centrale della pratica è lo studio delle cadute, o ukemi: imparare a cadere bene non solo riduce il rischio di infortuni, ma insegna anche ad affrontare le difficoltà con lucidità e prontezza. In questo senso, il judo è una metafora concreta della vita: cadere è inevitabile, sapersi rialzare è fondamentale.
Il judo è anche un sistema molto efficace di difesa
personale, in quanto permette di neutralizzare
un avversario senza ricorrere a colpi violenti, basandosi su
leve, sbilanciamenti e controllo.
Infine, il judo è una disciplina inclusiva e accessibile a tutte le età. Si può iniziare da bambini, ma anche in età adulta o avanzata, e può essere praticato anche da persone con disabilità fisiche o cognitive grazie alla sua adattabilità.
In un mondo che corre veloce e spesso dimentica il valore della calma, della perseveranza e del rispetto, il judo offre una via preziosa per formare individui forti, consapevoli e responsabili.
Come ricordava lo stesso Jigorō Kanō: “Lo scopo ultimo del judo non è vincere, ma perfezionare se stessi.” 💓
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