Un paese precipitato in mare : Sant’Andrea


La spaventosa storia del castello di Sant’Andrea

Di Susanna Faviani

Sant’Andrea era un paesino su una collinetta di fronte al mare, stretto tra altri due paesi : Grottammare e Marano, sulla linea costiera adriatica.

Possiamo immaginare i suoi abitanti, a metà pescatori e metà agricoltori, guardando di fronte l’azzurro Adriatico e alle spalle le colline irradiate di luce delle nostre campagne. Acqua sorgiva, bosco, natura assolata, si può dire che la vita vi scorreva tranquilla, senza se e senza ma, una vita modesta, di certo non ricca ma dignitosa, fino a quel triste, orrendo giorno. 


Sembra fosse gennaio, un gennaio di quelli freddi e umidissimi, piovosi, le casette ad una campata, quasi senza fondamenta - fatte di mattoni dentro e fuori, soffrivano della pioggia battente e continua. Era accaduto che nel 1451, sempre a causa delle piogge e dell’erosione continua dei flutti marini sulle collinette sabbiose dove sorgono i nostri paesi, una tremenda frana fece scivolare gran parte di Grottammare verso mare.

Ma torniamo al nostro Sant’Andrea, una chiesa e un po’ di casette sparse tutte intorno, un luogo bellissimo, tra il verde e l’azzurro del mare, un posto d'incanto. 

Correva l’anno 1569 “..in occasione di gran pioggia e di un mare tempestoso che flagellava la pendice della collina…” ci narra il pievano Giovan Bernardino Mascaretti, un prete grottammarese che sul cader dell’800 raccolse molte “memorie” in libretti dati alle stampe proprio per non dimenticare quegli avvenimenti che in un’epoca senza internet, senza tam-tam mediatico, altrimenti sarebbero finiti nel silenzio e nell’oblio. 

Si narra che da giorni sulla sommità di Sant’Andrea, gli abitanti avessero udito un boato e il formarsi di una spaventosa e vistosa crepa sulla sommità del colle, che sembrava profonda quanto l’inferno. Erano giorni invernali, di piogge continue, di fango di difficoltà a svolgere le mansioni più umili e quotidiane, giorni da ripararsi in chiesa o dentro casa, se non ci pioveva anche dentro.

Si, alcuni nel veder la spaventosa crepa si impaurirono, qualcuno abbandonò la propria casa, ma altri minimizzarono l’evento. Certamente il livello di istruzione sarà stato basso, fatto sta che un po' per la miseria, un po' per la mancanza di presa di responsabilità, nessuno fece niente.

Non erano i tempi degli architetti, geometri o ingegneri, della protezione civile e delle evacuazioni. Erano tempi di ignoranza e di silenzio, di oscurità, di fiammelle di lampade ad olio, di buio anche fisico, specie di notte, nel 1569. 

Piogge , tempesta, un nuovo pauroso, boato che sembrava il grido di un demone provenì da sottoterra nel cuore della notte : metà del castello, del paesino di Sant’Andrea sprofondò, anzivolò dabbasso, in una spaventosa frana, che si portò via mezza chiesa parrocchiale e ben 18 case !!!

Tragedia. Le case scivolarono semi-integre squinternate, ma alcune ancora semierette dall’alto fin sotto l’adriatico, in mezzo a spuntoni di muro , macerie e fango, nel silenzio spaventoso di quella notte invernale del ‘500, anzi nel fragore del mare in tempesta. L’indomani era cambiata la geografia del paese, si contavano i morti.. La gente raccolti i suoi stracci anche intrisi di dolore , superstizione e lacrime, decise di non ricostruire più la propria vita a sant’Andrea o su ciò che ne restava, così si trasferirono alcuni a Marano, altri alle “Grotte” ( Grottammare). 

Finì così la storia di sant’Andrea, paese inghiottito per metà dai flutti dell’Adriatico in una notte di tempesta. 

Aggiunge il Mascaretti nella sua “Memoria sull’avvallamento di parte del monte delle Quaglie” edita nel 1850, che pure racconta un’altra frana, questa volta in territorio di Grottammare, che dopo il 1569 ci furono altre frane, esattamente : “…nel 1610 l’ Oratorio di san Vincenzo, che aveva fatto costruire il capitano Federico Paccaroni la contigua casa di villa, il Casino dei signori Conti Fedeli con i circostanti giardini subirono la stessa sorte per rovina  (frana) del colle che si innalza presso il territorio di S. Andrea: cinque persone vi rimasero sepolte”. 

In altre parole il colle dove sorgeva S.Andrea, usurato dal mare battente ( dobbiamo immaginare che la litoranea di costa non esisteva al tempo, cioè dove oggi c’ è la Strada statale, vi era direttamente il mare), fu martoriato da un susseguirsi di frane, una dietro l'altra. In gioventù partecipammo ad una piccola campagna di scavo promossa dall'allora "Archeclub" : sotto il pavimento di quella che un tempo era la Chiesa, vennero ritrovati molti scheletri di bambini di pochi anni, pietosamente composti, morti di chissà quale male..Al termine lo scavo venne rispettosamente richiuso ed ora quei bimbi silenziosi sono ancora là, tra i pini del castello davanti al mare..

Qualche anno fa , ci fu la volontà di valorizzare di nuovo i ruderi del castello di Sant’Andrea, con un anfiteatro all’aperto e un percorso culturale e naturalistico. Poi venne tutto fermato. 

Ci auspichiamo che, pur con tutti i requisiti di sicurezza del caso, si possa in qualche modo valorizzare oggi ciò che resta di questo nostro lembo di storia, anche per tentare di dare un “volto” se non altro nella memoria collettiva. agli abitanti di quel tempo, bloccati da quella tempestosa notte del ‘500 nel silenzio e nell’oblio.

Ringrazio per gentile concessione Luigi Marzetti per avermi consentito di pubblicare le sue foto scattate al castello di S.Andrea . Vi si vede tutta la bellezza sinistra e drammaticamente sublime di questo nostro antico borgo fantasma a picco sul mare.

Oggi è pietoso dal mare, alzare lo sguardo e vedere le eterne e usurate impalcature che lo sostengono ma più che altro lo occultano alla cultura e.. alla storia.

 

Credits : Grazie per le foto a Luigi Marzetti.

 

 

Commenti