Riproponiamo, scovato nell’ “angolo dei ricordi” nella libreria di casa, un vecchio articolo del 1997 del “Corriere Adriatico” in cui si parlava di un discendente di Sisto V, il Papa nato a Grottammare il 13 dicembre del 1521. Si tratta del signor Giuseppe Peretti. Lo avevamo incontrato in bicicletta, lungo il Viale Marino di Grottammare . IN realtà lo avevamo conosciuto nel 1996, l’anno prima, quando si mise sulle tracce della Chiesa di Santa Lucia, alla ricerca di notizie del suo illustre avo. Secondo la storiografia, la famiglia Peretti – cioè di Sisto V, al secolo Felice Peretti, nda – si estinse, per una serie di vicissitudini. Ma il sig. Peretti era ai tempi, fermamente e fieramente convinto di discendere dall’illustre pontefice di origini marchigiane e in un certo qual modo, il suo cognome costituiva senz’altro un punto a suo favore. Il signor Peretti, di Verona, ci raccontò che tutte le mattine si recava nella locale Biblioteca. “Li sprofondavo nella lettura di biografie sistine, scoprendo il piacere di conoscere i lati e gli aspetti più o meno conosciuti del mio avo Sisto V. A volte sorridevo, nel leggere della famigerata severità con cui il Papa cercò di sconfiggere la malavita del ‘500”. All’epoca il “discendente” di Sisto V e Camilla Peretti” sorrideva scherzando: “Qui c’è una piazzetta dedicata al mio cognome “, cioè Piazza Peretti, al centro del paese alto, nda.
Probabilmente il ramo da cui discendeva il sig. Peretti era
quello di Maria Felice, la nipote di Sisto V, che portava il nome dello zio
Papa, la figlia di Camilla. Il celebre zio, per tramandare la sua discendenza,
accordò alla nipote di utilizzare il cognome “Peretti” per i suoi figli, anziché
“Damasceni” nobile cognome del marito di Camilla, suo padre.
Non dimentichiamo che Papa Sisto non fu uno dei tanti Papi “anonimi”,
cioè passati come successori di Pietro ma senza aver lasciato modifiche o
novità salienti alla Storia. In soli 5 anni di pontificato Sisto V compì opere
immani come il tanto agognato compimento dell’eterna “fabbrica di San Pietro”
in vaticano, che non terminava mai.
Anche per il brigantaggio o almeno per la feroce e tenace
lotta che Sisto V operò nei confronti della malavita locale, il suo nome è
stato scritto nel Libro della Storia dei Grandi. Non a caso restò nella memoria di tutti e
ancora oggi i romani lo definiscono il “Papa tosto” indicando il suo spirito
volitivo e tenace. Da lui discende anche il detto romano: “Meglio un morto in
casa, che un marchigiano alla porta”, infatti durante il suo pontificato, nominò
“Esattori delle Tasse” solo marchigiani, di cui si fidava totalmente. Pertanto nacque
il detto che associava le “Tasse” con i marchigiani, giunto fino ai giorni
nostri!
Anche la sua elezione pontificale ha qualcosa di assurdo.
Nacque a Grottammare come umile pastorello e figlio di servi e riuscì a
diventare Papa nella Roma rinascimentale della magnificenza delle caste familiari e più nobili e snob
dell’epoca. Il piccolo marchigiano “Delle Grotte” sbaragliò tutti e divenne uno
dei più importanti “Papa-Re” della storia del Rinascimento italiano. Ci
sorrideva all’epoca, il sig. Giuseppe Peretti col figlio Alessandro e ci salutò
dicendo: “Non per nulla siamo Piceni. I migliori”.
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