Tante curiosità e novità al Parco Archeologico di Cupra Marittima

Di Susanna Faviani

Pentole di coccio antiaderenti in cucina, olio e vino in anfore, condimento con salsa di pesce, fornelli e cenette al lume di “lucerna”.. non stiamo parlando di un ristorante stellato in borgo, caratteristico e a picco sul mare, ma di come cucinavano i romani abitando nella città di “Cupra Maritima”. Sono queste e molte altre, le risultanze curiose ed interessanti dello studio eseguito dall' Università Orientale di Napoli sul Parco Archeologico di Cupra esposte l’11 luglio.

Al di là del tempio romano esastilo, cioè con sei colonne nel davanti, sopra la cui cella o “naos” insiste la casa colonica antecedente al 1860, per cui difficilmente abbattibile per motivi di tutela architettonica -  sono emerse realtà interessanti come ad esempio: la vita quotidiana di un mercato con il pavimento a spina di pesce, molto consumato pertanto “vissuto”.. la religiosità degli antichi piceni-romani -  perché si tratta comunque di Gens italiche colonizzate dai romani -  Ma che già esistevano sul territorio -  e poi : luoghi di culto, piccoli sacelli, intonaci coloratissimi dal color rosso pompeiano al giallo vivido.. decorazioni a “candelabra” con eleganti svolazzi.. e una vita come una piccola piccola Roma ,ma  abbarbicata sull’azzurrissimo mare Adriatico.

Tra le risultanze più interessanti esposte, piccoli vetri iridescenti, tappetti di lacrimatoi e bottigliette, con tanto materiale di riuso. Purtroppo nei secoli il sito, con i resti della città romana -  è stato una cava di materiali edili da costruzione (sic!) per cui tante decorazioni marmoree sono andate perdute, letteralmente smantellate con mazzette da muratore e picconate, pur di prelevare “l’anima” del reperto, il fusto di colonna ad esempio, che poteva servire come pietra angolare o architrave o mattone o pilastro o pietra e quant’altro di utile da riutilizzare.

 In un pozzo, recentemente riscoperto-  dove venivano buttate le cose non utilizzabili è stato ritrovato un piccolo mondo di decorazioni, che vi mostriamo in foto: gocciolatoi del tempio a guisa di teste leonine, frammenti di capitelli Corinzi spezzettati, che hanno attraversato i secoli con una sosta particolare intorno al primo secolo dopo Cristo, fino al terzo.

Nell’attuale Parco Archeologico di Cupra c’è stata una continuità di vita, perché troviamo un portico quadrangolare probabilmente riutilizzato trasformandolo in basilica paleocristiana, che prima forse era il tribunale cittadino o basilica curiale. La presenza paleocristiana si evince anche da una piccola lucerna, con la faccetta di un fauno, sui cui fianchi laterali abbiamo dei pesciolini, il pesce si sa è un simbolo cristiano.

Il termine "pesce" in greco è "ιχθύς" (ichthys). Questo termine ha un significato importante per i primi cristiani, poiché è un acrostico, ovvero le lettere iniziali di una frase in greco che significa “Jesous Kristos [Theou] Yios Soter” (“Gesù Cristo Salvatore [figlio di Dio]”)

Pertanto, il "Pesce" (ichthys) diventa un simbolo grafico segreto per i cristiani, un ideogramma.. usato specialmente durante le persecuzioni, e verrà spesso utilizzato nelle catacombe e come segno di riconoscimento ed appartenenza. 

Azzardiamo l’ipotesi che la piccola lucerna ritrovata a Cupra possa essere di utilizzo funerario paleocristiano, infatti la valenza simbolica è fortissima: il defunto ritrova nel buio della notte la Luce di Cristo e ciò spiegherebbe anche  - come sottolineato dalla ricercatrice  dell’Università – l’utilizzo di olio di scarsa qualità, che ha annerito notevolmente la lucernetta, ciò verrebbe spiegato da un utilizzo funerario, non domestico o quotidiano. Del resto oggi i nostri defunti, non hanno forse le lampade votive ? Il mondo alla fine non è cambiato molto !

Interessante, come detto all’inizio, la smaltatura che alcune pentole avevano, per non far attaccare i cibi al fondo..ne più né meno delle nostre moderne pentole antiaderenti! 

La scelta del sito, fresca in estate e riparata in inverno, a picco sul mare, che era avanzato rispetto ad oggi, grossomodo arrivava dove passa la Strada Statale 16 – dimostra quanto i nostri avi sapessero scegliere luoghi fertili, belli, baciati dal sole e dal mare, immersi nella natura.

 I giovani ricercatori dell'Università Orientale hanno spiegato i vari ritrovamenti e la risultanze dello studio ai turisti presenti e il sindaco di Cupra Marittima Alessio Piersimoni ed altri membri della Giunta comunale si sono detti molto soddisfatti di quanto il parco archeologico di Cupra possa offrire.

Ma c'è ancora tanto da scoprire : per esempio sotto la casa colonica lo scavo si presenta molto basso rispetto al terreno quindi c'è ancora molto di cui meravigliarsi.. solo se si impiegassero più fondi per l’archeologia , cosìcchè il nostro passato sarebbe ancor di più disvelato.

Per ottenere questo, ci viene chiesto di andare controcorrente , rispetto ad una società, come quella attuale, che purtroppo predilige il superfluo, per fortuna non tutta! Alleghiamo gli orari con le disponbilità di visita nelle foto al parco. Ringraziamo l’archeologa Danila Monteleone, presente allo stesso Parco, per la diffusione dell’iniziativa.
















( Cliccare sulle foto, per ingrandirle)

 

 

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