Il Pranzo domenicale a Massignano


Tutte le domeniche andavamo a trovare le care zie di Massignano. Mio padre ci teneva moltissimo! Erano state proprio le sorelle e le zie a crescerlo fin da subito.. Infatti mio padre restò orfano di madre piccolissimo.

Ricordo che le zie avevano una sala mai usata con le sedie anni 60 ancora avvolte nell'involucro dell'imballaggio in plastica.. e noi affettuosamente, sorridevamo di questo.

La sala si affacciava direttamente su via Cavour da una piccola finestra.  

Era un luogo misterioso.. dovevo chiedere il permesso per potervi entrare. ma la cosa che mi affascinava di più era vedere i fili stesi da un mobile all'altro con i maccheroncini appesi stesi ad asciugare.

Erano gialli.. di un bel giallo colorato e forte che sembrava il sole a Ferragosto... finissimi.. tagliati a mano dalle sapienti mani di zia Bruna con un coltello specialissimo passato di generazione in generazione per via matrilineare. 


Alle volte mi capitò di vederla tagliare i maccheroncini appoggiava delicatamente la mano sinistra sopra il rotolo di pasta e poi senza neanche guardare sul tagliere iniziava ritmicamente anche ad occhi chiusi a tagliare i maccheroncini..... che risultavano sottilissimi!

 Che tradizione fantastica, purtroppo non sono riuscita ad impararla. 

Il pranzo della domenica era costituito da maccheroncini col sugo ricoperti di abbondante formaggio pecorino grattugiato.. Il sugo era fatto con le rigaglie di pollo e altri tipi di carne.

Era fantastico questo primo.. e sicuramente facevamo tutti il bis.. Mangiavamo tutti assieme in tinello, che si apriva sulla fantastica terrazza dalla quale si poteva vedere il mare fin laggiù lungo le colline che portano a Marina di Massignano. 

Mentre si mangiava dalla porta finestra si vedeva il cielo e anche il panorama, ma era bello soprattutto stare tutti insieme.. vedevo mio padre sprizzare gioia dagli occhi neri, in quello sguardo c'era tutto l'amore che aveva per le sue sorelle. Zia Nina poi era la gemella quasi a vederla di mio padre.. anche se in realtà non lo era. 

.. Comunque di secondo c'era sempre il pollo arrosto, con le patate e poi l'insalata.

 Il dolce era la zuppa inglese oppure la famosa crostata di zia Nina con la marmellata di prugne raccolte nell'orto. 

Custodisco ancora quella grande teglia in alluminio e alle volte quando scendo in cantina e la osservo mi viene in mente un fiume di ricordi.. 

Per il pranzo della domenica veniva tirata fuori la tovaglia quella bella ricamata a mano (da loro) e tutte le stoviglie antiche di cristallo che le zie altrimenti non usavano mai.

Conducevano infatti una vita semplice e modestissima. 

Il caffè veniva servito con quelle tazzine che ora ho nella mia credenza.. tazzine basse e larghe di porcellana sottile come il petalo di una rosa.

Ricordo in quelle occasioni la cara Prozia Pasqualina, quasi centenaria.. vestita di nero con le sottane lunghe come si usava nell'Ottocento.. Piccolina, minuscola, come una bambolina che non parlava ma sorrideva sempre. 

Erano domeniche semplici.. Forse per qualcuno oggi giudicate anche banali.. Però ora che non ci sono più ne capisco il valore e le rimpiango con il cuore emozionato e triste. 


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