I MISTERI DELLA “SACRA” di Grottammare

( Seconda parte)

Di Carlo Gentili

 


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Nella scorsa puntata avevamo mostrato alcune criticità della tradizione grottammarese, ora proseguiamo:

 

VERITA’ NASCOSTE

In effetti, sembrano essere presenti  tutti gli ingredienti per una indagine accurata che possa  svelare antiche verità,  miratamente  oscurate. Tutte le strade intraprese, infatti, sembrano evidenziare una narrazione volutamente alterata a partire dall’anno domini  1177 con la supposta presenza immaginaria di un papa ..assente.

Forse ci troviamo di fronte  ad una narrazione studiata appositamente  per sostituire antichissimi miti pagani e successivi avvenimenti legati all’antica Roma,  con storie piu’ rassicuranti connesse alla Chiesa? 


Questo non lo possiamo affermare con certezza, ma un dato è certo: la narrazione popolare tramanda accadimenti ed eventi incredibili che, spesso,  giungono a noi filtrati, decantati o rielaborati dal potere del tempo, artefice di una narrazione parallela, credibile ma alterata.

In questo caso, potremmo trovarci davanti ad una forzata “cristianizzazione” di almeno due avvenimenti accaduti nei millenni precedenti.

 



PRIMA PROVA: LA FRASE SIBILLINA.

Questa prima prova ci fa andare indietro nel tempo e lega la figura del papa a quella della Sibilla cumana. La frase forzatamente  attribuita al papa con il quale il pontefice elargirebbe tante indulgenze quanti granelli di sabbia nel camauro, in realtà sprofonda nell’antica mitologia degli oracoli sibillini e, come ci ricorda lo studioso Americo Marconi , ce ne parla Publio Ovidio nelle “Metamorfosi” (libro XIV, vv. 130-153) ;  Il dio Apollo innamoratosi  perdutamente della Sibilla cumana,  volle farle dono chiedendole espressamente un desiderio che lui avrebbe potuto avverare;  lei raccolse da terra un pugno di polvere e glielo mostro’, chiedendogli di poter vivere tanti anni quanti granelli di polvere presenti in quella manciata.

Questo racconto, ci riconnette con il mondo mitologico paganeggiante di elevatissimo significato simbolico presente nella memoria popolare cittadina. Non dimentichiamo infatti, che il luogo centrale dove il tutto accade è nei pressi della chiesa di S. Martino, dove anticamente sorgeva il tempio primario della dea Cupra, strettamente connessa alla tradizione della Sibilla ( ipotesi dibattuta con la zona di Cupra Marittima ma mai risolta in modo definitivo).

Pertanto la frase sibillina   “tante indulgenze quanti i granelli di sabbia contenuti nel camauro”    attribuita al papa, in realtà   non è altro che l’aggancio manifesto  con il  racconto mitologico della Sibilla cumana che chiede ad Apollo tanti anni di vita, quanti i granelli di sabbia nella manciata della sua mano. Probabilmente siamo di fronte alla cristianizzazione di una narrazione mitologica e ad una appropriazione da parte della Chiesa di una realtà narrativa presente da secoli nel luogo.


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