I MISTERI DELLA “SACRA” di Grottammare

( Terza parte)

Di Carlo Gentili


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Proseguiamo la riflessione sulla “lettura” e “modificazione” della tradizione grottammarese della Sacra Giubilare :

 

LA SECONDA PROVA: L’IMPERATORE ADRIANO

Anche se con questo studio vengono decisamente annullate le probabilità  dell’arrivo a Grottammare di  papa Alessandro III,  non neghiamo che nella cittadina rivierasca possa essere giunto un personaggio di altissima levatura.

Infatti,  nella memoria popolare del luogo, aleggia ancora  la presenza di un personaggio leggendario giunto dal mare. Non dimentichiamo infatti, che nei pressi della  chiesa di San Martino, come già accennato,  sorgeva anticamente  il tempio primario dei piceni dedicato alla dea Cupra ( anche se non vi è certezza assoluta). 

Inoltre, da una epigrafe originale affissa ancora oggi all’interno della chiesa,  sappiamo con certezza che quello stesso  tempio piceno fu restaurato nel 127 d.C. dall’imperatore Adriano. 


A questo punto, visto l’interesse di un imperatore che  mette in gioco i propri denari per il restauro degli antichi ruderi piceni,  risulta così anomalo ritenere che dalla mitica Roma giungessero nel luogo ambasciatori , architetti o legati imperiali per avviare, controllare, verificare o inaugurare  i lavori di restauro del tempio?

Se pensiamo inoltre, che l’imperatore Adriano nacque da  genitori piceni originari  di Atri, quindi  cresciuti nei luoghi in cui veniva adorata la dea Cupra, è così improbabile ritenere coscientemente mirato l’interesse dell’imperatore (e pontefice massimo) per la sorte delle antiche pietre del tempio  della “sua”  Grande Madre?  


Quindi, il “grande personaggio” giunto tra ali festanti di cui ci parla la memoria popolare poteva essere benissimo un architetto giunto da Roma, un senatore,   un ambasciatore  o un   personaggio di fiducia  inviato direttamente dall’imperatore, se non Egli stesso. A questo proposito si ricordi il mezzo piede di statua colossale murato sul portale della Chiesa di San Martino. Chi rappresentava nella sua interezza? Lo stesso Adriano?

Ma ci puo’ essere di piu’. Infatti, se riflettiamo sul fatto che l’imperatore proprio nel   127 d.C. (epoca della lapide) viaggio’ molto tra Italia, Grecia ed i vari luoghi dell’immenso impero romano, è così improbabile che potesse essere  stato presente  a Grottammare nel momento dell’inaugurazione del restauro del tempio dei suoi padri? 


In quest’ottica di lettura, sarebbe giustificata anche la memoria narrativa popolare della presenza di un personaggio illustre giunto via mare: non quella del pontefice  cristiano  del 1177, ma quella del “pontefice massimo” romano del 127 d.C.. Non dimentichiamo, infatti,  che sulla lapide romana affissa all’interno della chiesa c’è scritto: “IMP.CAESAR….ADRIANUS….PONTIF.MAX…MUNIFICENTIA  SUA TEMPLUM DEAE  CUPRAE  RESTITUIT” ovvero: “ Il tempio della dea Cupra fu restaurato grazie alla munificenza dell’imperatore Adriano Pontefice Massimo”. 

Rocchio di colonna, cippo votivo con elmo crinito piceno, lapide Adrianea, reperti ab immemorabilis conservati all'interno della Chiesa di San Martino.

Anche se il senso della ricostruzione sembra perfettamente centrato e razionalmente credibile, manca la prova definitiva: manca la certezza documentaria, direbbe qualcuno.

                                                                                                                   ( Continua )

 

 

 

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